Sono circa 19 milioni i contribuenti italiani con almeno una cartella esattoriale: 16 milioni tra le persone fisiche, di cui 2,5 milioni partite Iva, e 3 milioni le società. Si tratta di situazioni varie, a partire da contribuenti che non hanno pagato imposte, multe e contributi, fino a “Evasori che hanno cercato di nascondersi ma sono stati trovati; evasori che hanno agito alla luce del sole, dichiarando i propri redditi, ma che non sono riusciti a pagare, complice la crisi; evasori anche di piccoli importi, che pagati contribuirebbero però al bene dei conti pubblici”, come spiega il direttore dell’Agenzia delle Entrate e della Riscossione, Ernesto Maria Ruffini.

In questo scenario, che riguarda un numero così elevato di persone, non stupisce come siano stati emanati ripetuti provvedimenti di sanatoria, le famose “rottamazioni“, che permettono il pagamento delle cartelle esattoriali accumulate a rate, senza sanzioni e interessi di mora, con un risparmio per il contribuente che oscilla tra il 30 e il 40% di quanto dovuto.

Rottamazioni delle cartelle esattoriali: un breve excursus

La prima rottamazione delle cartelle esattoriali fu varata nel 2016 dal governo Renzi, e nel 2017 il governo Gentiloni ha varato la seconda. In questa legislatura, poi, il governo Conte ha emanato sia la rottamazione ter che il cosiddetto “saldo e stralcio“, ossia la cancellazione automatica delle vecchie cartelle, ossia quelle tra il 2000 e il 2010, di importo fino a 1.000 euro. Un condono che ha visto la cancellazione di ben 75 milioni di cartelle

I termini per aderire alle rottamazione ter sono stati aperti più volte, fino al decreto Sostegni-ter del governo Draghi, con il quale si è prevista la riammissione dei contribuenti che non avevano versato quanto dovuto entro il 9 dicembre 2021.

Un quadro generale che vede, dagli ultimi sei anni ad oggi, una sorta di sanatoria permanente.

Le richieste per una nuova rottamazione

Nonostante questo, alcune forze politiche richiedono a gran voce una nuova rottamazione quater, come ad esempio afferma il leader della Lega Matteo Salvini: “Ho chiesto a Draghi una grande operazione di pace fiscale, rottamazione, saldo e stralcio delle cartelle”.

Una richiesta che probabilmente non resterà inascoltata, visto che nel decreto legge Aiuti, attualmente all’esame del Senato, si annunciano emendamenti in tal senso. I 5 Stelle, ad esempio, propongono una nuova riapertura dei termini per aderire alla rottamazione ter, e anche Italia Viva ha annunciato che inserirà alcuni emendamenti per ampliare le possibilità di rateizzazione delle cartelle esattoriali.

A questo punto, tuttavia, è lecito porsi una domanda: la rottamazione delle cartelle esattoriali funziona davvero?

Rottamazioni: solo il 50% dei contribuenti paga le rate

Inizialmente sicuramente sì, ma circa la metà dei contribuenti, una volta saldate le prime rate, smette di pagare. È andata così anche per la rottamazione ter: 700 mila contribuenti su 1,2 milioni di aderenti non hanno rispettato la scadenza del 9 dicembre 2021 e, anche dopo la riapertura dei termini, meno della metà dei 500mila interessati ha pagato entro il nuovo termine, scaduto il 9 maggio scorso.

Il risultato è che gli incassi previsti saranno molti meno dei 2,4 miliardi stimati per il 2022-23. È quanto sottolinea anche Ruffini che, facendo un bilancio di tutte e tre le sanatorie, sottolinea come “solo 3 milioni di cittadini hanno usufruito delle rottamazioni, per un incasso di 20 miliardi, mentre la montagna di debiti da riscuotere è ancora lì”.

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Una montagna che vale una cifra incredibile, pari a 1.100 miliardi di euro, pari al valore delle circa 150 milioni di cartelle mai pagate: in media, quasi 8 per ciascuno dei 19 milioni di contribuenti debitori. Si tratta di cartelle che l’Agenzia delle Entrate ha accumulato negli ultimi 22 anni: solo 11 milioni di queste sono state definite grazie alle rottamazioni. “«In nessun Paese occidentale – continua Ruffini – le cartelle vengono conservate così a lungo: in media non si va oltre i 3-5 anni, in modo da concentrare l’attività sui debiti più recenti, con più probabilità di essere riscossi” e che, conclude lo stesso direttore, non superano i 100 miliardi di euro.

Nonostante le diverse rottamazioni restano invece ancora 14o milioni di cartelle da pagare che, come dice ancora Ruffini, “È come aver accettato che non si può riscuotere”.

Ma non finisce qui: “Mediamente, ogni anno, per 10 miliardi di euro di cartelle che riusciamo a riscuotere, ci vengono affidati circa 80 miliardi di crediti da riscuotere”, prosegue il direttore dell’Agenzia. Un dato che fa riflettere e che mostra come non ci sia rottamazione che tenga, perché l’evasione fiscale è ancora troppo diffusa e, secondo le stime del Governo, sottrae alle casse pubbliche circa 106 miliardi di euro l’anno.

È quindi necessario lavorare per ridurre la propensione a non pagare le tasse, semplificando le norme, riformando il sistema secondo criteri di equità e incrociando le banche date, considerando anche come le sanatorie ricorrenti siano spesso uno schiaffo per i contribuenti onesti e un incentivo all’evasione.

Credits: DepositPhoto/VadimVasenin