Sono oltre 52mila le liti fiscali arretrate in Cassazione, alcune della quali risalenti anche a sette anni fa. Si tratta di un carico insostenibile, che provoca ritardi nelle decisioni della sezione tributaria della Cassazione e contribuisce a rendere inesigibile una parte dei 37,7 miliardi di euro di crediti fiscali oggetto delle liti pendenti alla Suprema Corte.

Per questi motivi il Governo sta valutando di effettuare un taglio delle liti fiscali di valore più basso, senza però prendere in considerazione l’ipotesi di un condono, anche se questa opzione potrebbe essere sostenuta dal Parlamento, considerando che dalla Camera si richiede una definizione delle liti tributarie pendenti.

La definizione agevolate delle liti fiscali pendenti

Al Governo si discute una proposta tecnica della Commissione di riforma presieduta da Giacinto della Cananea, che prevede l’introduzione, nel piano più ampio di riforma della giustizia tributaria, una nuova definizione agevolata per la Cassazione. Tuttavia sono ancora molti i dubbi in merito a questa fiducia, nel timore che una scelta di questo tipo possa apparire come un regalo per i contribuenti più litigiosi, favorendo la crescita del contenzioso per l’aspettativa di future misure analoghe.

Tuttavia la Cassazione rappresenta ormai un’emergenza: non sono solo le pendenze arretrate a rallentare la funzione giurisdizionale, ma anche i giudicati della fase di merito. In Cassazione sono infatti annullate il 46% delle sentenze dei primi grado, ponendo così due ulteriori criticità: la prima riguarda la qualità dei provvedimenti emessi dai giudici onorari di Ctp e Ctr, la seconda riguarda i continui flussi di ricorso alla Cassazione, che vanno a rallentare una macchina già fortemente appesantita.

Il tema della definizione agevolata potrebbe essere oggetto del prossimo incontro tra il ministro della Giustizia Marta Cartabia e il ministro dell’Economia Daniele Franco con il professor della Cananea. Si dovrà valutare come la mole di fascicoli abbia influito negativamente sulla funzione nomofilattica della Cassazione, che consiste nella fissazione di principi giuridici che, se dichiarati in tempi ragionevoli, possono avere un effetto deflattivo sulle pendenze di primo e secondo grado. Il ritardo nell’emanazione delle sentenze, invece, comporta che questi principi vadano a disciplinare aspetti non più attuali, perché modificati con nuove norme.

L’ampia produzione delle sentenze in Cassazione (9.141 nel 2020), quindi, se da una parte contribuisce a snellire l’arretrato, dall’altra accentua questa crisi della nomofilachia, in quanto sono emesse, non di rado, sentenze sugli stessi temi ma con principi e valutazioni completamente diversi.

La proposta di definizione agevolata

La definizione agevolata, nella versione proposta, riguarda le cause che vanno dai 20 mila ai 100 mila euro, e prevede che per estinguere il giudizio si debba versare:

1. il 30% del solo tributo (senza interessi e sanzioni), in caso di vittoria del contribuente in Ctr;

2. il 60% del solo tributo (senza interessi e sanzioni), in caso di soccombenza del contribuente in Ctr.

Inoltre, si propone di:

  • non introdurre diverse aliquote per i casi di «doppia conforme», cioè di vittoria del contribuente in primo e secondo grado;
  • rimborsare al contribuente l’eventuale eccedenza risultante dallo scomputo degli importi dovuti da quelli versati in pendenza di giudizio.

Si tratta di una novità rispetto all’ultima definizione, prevista dall’articolo 6 del Dl 119/18. Il comma 9 del Dl infatti disponeva che in nessun caso la definizione poteva comportare la restituzione di somme già versate, anche se eccedenti rispetto a quanto dovuto. Tuttavia, secondo la Commissione di riforma, se tale divieto rimanesse molti contribuenti perderebbero interesse per la definizione perché dopo la soccombenza in Ctr sarebbe necessario pagare l’intera somma indicata nell’accertamento.

Sempre secondo la Commissione, che ha svolto della proiezioni sull’impatto della definizione agevolata, considerando che ogni causa ha un valore medio di 865.212 euro e la misura interesserebbe solo quelle fino a 100mila euro (3.337 procedimenti sui 52.179 pendenti),

Gli effetti

La Commissione ha svolto delle proiezioni sull’impatto della «definizione agevolata». Tenuto conto che ogni causa vale mediamente 865.212 euro e la misura interesserebbe quelle fino a 100mila, la definizione agevolata si applicherebbe a 33.337 procedimenti sui 52.179 pendenti. Un provvedimento che potrebbe accelerare il funzionamento della sezione tributaria a vantaggio dei grandi contenziosi, come quelli che riguardano le imprese.

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