Abbiamo già parlato del rapporto e delle possibili implicazioni del Fisco con l’intelligenza artificiale: le evoluzioni di questo settore possono però riguardare anche il processo tributario, con notevoli risvolti sia in tema di contrasto all’evasione fiscale che di bilanciamento, sul piano giuridico, tra interesse fiscale e tutela dei diritti del contribuente.

L’importanza della giustizia predittiva nelle attività del Fisco era già stata sottolineata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, durante l’audizione al Senato in VI Commissione Finanze e Tesoro, il 4 marzo 2021: parlando alla Commissione, Ruffini ha sottolineato l’importanza di attività di controllo sempre più mirate grazie all’utilizzo di database, ed ha inoltre ricordato il progetto dell’Agenzia, finanziato dell’Unione Europea, che prevede l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per individuare soggetti ad elevato rischio di evasione.

Questo progetto deve ovviamente essere armonizzato con i principi giuridici del nostro Ordinamento, in tema di privacy ma non solo: il Consiglio di Stato, nelle sentenze n. 2936/2019 e n. 8474/2019 del 13 dicembre 2019, ha già affermato che l’utilizzo di algoritmi nell’ambito dell’attività discrezionale della Pubblica amministrazione è legittimo, purché si rispettino delle regole ben precise, in particolare sotto i profili della piena conoscibilità e della imputabilità del potere.

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Processo tributario e giustizia predittiva

Anche gli algoritmi devono rispettare i principi generali dell’attività amministrativa, ossia quelli di trasparenza, ragionevolezza, proporzionalità, pubblicità e così via. Affinché l’intelligenza artificiale possa entrare realmente in questi processi è necessario raggiungere il difficile equilibrio tra le diverse istanze ed interessi.

Il Consiglio di Stato ha stabilito, nelle sentenze già citate, che l’algoritmo debba essere sempre riconoscibile, ossia accompagnato da spiegazioni che traducano la formula tecnica in una regola giuridica, chiara e comprensibile. Altro tema di fondamentale importanza è l’imputabilità: nella Carta della Robotica del febbraio 2017 del Parlamento Europeo sono stati presi in considerazione proprio i criteri di imputazione della responsabilità in caso di utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale, ormai applicata in tantissimi settori.

Per quanto riguarda la giustizia, l’obiettivo dell’uso dell’intelligenza artificiale è velocizzare e snellire alcune attività, grazie all’introduzione di sistemi tecnologicamente avanzati, la cui caratteristica principale è l’assenza di discrezionalità e quindi la capacità di svolgere, in pochissimo tempo e con un altissimo grado di precisione, tutte quelle operazioni che, se svolte con l’intervento umano, richiederebbero tempi più lunghi e implicherebbero margini di errore più ampi.

Nel caso della giustizia predittiva, quindi, parliamo di algoritmi in grado di analizzare raccolte documentali contenenti sentenze, provvedimenti, leggi e contributi dottrinali, i quali, in funzione appunto predittiva, vengono elaborati simulando il ragionamento umano, senza però sostituirlo del tutto.

Il futuro del processo tributario

Già oggi sono disponibili forme di intelligenza artificiale giuridica, utilizzabili per la ricerca legale, per il controllo di atti e documenti, fino alla possibilità di predire il possibile esito di una controversia.

La meccanizzazione delle procedure, e quindi l’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo della giustizia, potrebbe rafforzare la garanzia del principio della certezza del diritto e di velocizzazione del processo. Professionisti e cittadini, attraverso piattaforme di giustizia predittiva, potrebbero valutare in maniera autonoma i possibili esiti di un giudizio, mentre i giudici potrebbero avere a disposizione un supporto per pronunce che siano sempre più caratterizzate da equità e uguaglianza.

In materia di giustizia predittiva, il Consiglio di Stato si è già espresso, con la sentenza n. 2270/2019, su alcuni punti fondamentali, ossia:

  • gli algoritmi devono operare coerentemente ai principi di imparzialità, trasparenza, ragionevolezza, proporzionalità, e pubblicità
  • gli algoritmo devono essere oggettivi e privi di discrezionalità
  • gli algoritmi devono essere oggetto di controlli e aggiornamenti frequenti, in modo da monitorarne la precisione e la trasparenza, sia nelle modalità operative del sistema, sia come conoscibilità dei soggetti che hanno materialmente elaborato gli algoritmi, i quali devono predisporre tutte le misure utili per correggere eventuali errori, al fine di impedire effetti discriminatori nei confronti delle persone coinvolte.

L’intelligenza artificiale, quindi, se ben utilizzata, può affiancare in modo efficiente i giudici nella fase decisoria e i professionisti, come avvocati e commercialisti, in quella istruttoria. In particolar modo, se applicata al processo tributario, l’intelligenza artificale potrebbe apportare benefici ancor più importanti: basti pensare alla difficoltà di movimento nell’evoluzione normativa del settore, oppure alla vastità di circolari, risoluzioni, risposte ad interpelli che l’Amministrazione finanziaria emana sui più disparati argomenti.

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