I commercialisti non hanno dubbi: gli ISA 2019 non devono essere applicati. La richiesta è stata ribadita dall’ANC e dall’ADC, che hanno inviato due lettere formali a MEF e Agenzia delle Entrate e chiamato una mobilitazione nazionale e condivisa, che coinvolga ogni singolo commercialista.

Il tema al centro delle polemiche è il calcolo degli ISA per la chiusura della dichiarazione dei redditi per l’anno di imposta 2018, le cui modalità sono state recentemente modificate nel decreto MEF del 17 agosto 2019.

L’Associazione Nazione dei Commercialisti e l’Associazione Dottori Commercialisti hanno spiegato le motivazioni della richiesta nel comunicato stampa del 28 agosto 2019, nel quale si illustrano anche tutte le iniziative intraprese: oltre alla mobilitazione delle associazioni di categoria di imprese e professionisti, si chiede anche un intervento da parte dei Garanti dei contribuenti di tutte le Regioni.

Le associazioni dei commercialisti chiedono, di fronte alla situazione di caos sempre più grave, che i Garanti dei Contribuenti sottolineino e condividano la palese violazione delle norme previste dallo Statuto del Contribuente e in particolare del termine di 60 giorni previsto per la comunicazione delle novità fiscali, sia operative che normative.

ISA 2019, la mobilitazione nazionale per la disapplicazione

Nel richiedere un’azione di protesta massiccia e condivisa, quindi, le Associazioni di categoria dei commercialisti utilizzano toni particolarmente duri, sollecitando un atto di consapevolezza e responsabilità che porti alla luce il fallimento dell’operazione ISA.

Tale fallimento è giustificato non solo dalle modifiche introdotte con il decreto di Ferragosto, ma anche dalle difficoltà sulle operazioni di calcolo del punteggio attribuito ai titolari di partita IVA.

Nel comunicato, infatti, si legge: “Le imprese e i lavoratori autonomi non sono sudditi, ma i principali motori del sistema paese. Tenerli in ostaggio con strumenti statistici di dubbio funzionamento e ancor più dubbio esito non significa aiutare l’Italia a crescere e riprendersi, ma solo costruirsi un alibi nella lotta all’evasione “.

In caso di mancato ascolto da parte delle istituzioni, saranno intraprese “ulteriori e più incisive azioni a tutela della categoria e dei contribuenti”. Si preannuncia un vero e proprio braccio di ferro, dall’esito incerto.

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