Commercialisti al tempo dell’intelligenza artificiale: è possibile automatizzare attività ripetitive per sviluppare al meglio il business degli studi professionali?

Quali sono i benefici dell’adozione dell’intelligenza artificiale, i termini di risparmio sui costi ma soprattutto di funzionalità evolute? A quanto ammontano gli investimenti e quali sono le soluzioni specificatamente progettate per i professionisti sul mercato? Ma soprattutto, i commercialisti e gli studi professionali sono in grado di gestire queste soluzioni?

Cerchiamo di rispondere insieme e queste domande.

Intelligenza artificiale e studi professionali: lo stato dell’arte

Secondo i dati dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano, gli studi professionali che adottano le nuove tecnologie registrano un fatturato medio pari al doppio di quello degli studi meno digitalizzati: “Le tecnologie basiche quali ad esempio firma elettronica e fatturazione elettronica hanno un’ampia diffusione, quasi a livelli plebiscitari con percentuali superiori all’80%, ma sono tecnologie low driven che dipendono dagli obblighi normativi”, spiega Claudio Rorato, direttore scientifico dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano. “Le tecnologie a medio impatto innovativo, ad esempio siti Internet e portali per condividere documenti e soluzioni di videoconferenza, sono diffuse mediamente intorno al 40%. Poi ci sono le tecnologie a elevato impatto innovativo, come crm, intelligenza artificiale, business intelligence e blockchain: qui la percentuale, in particolare negli studi dei commercialisti, oscilla da 1-2 punti percentuali fino ad un massimo del 20%”.

La discriminante, secondo Rorato, è il livello di maturità culturale: “Ci sono amplissimi margini affinché le tecnologie che supportano l’analisi dei dati possano espandersi: i dati sono un tesoro su cui sono inconsapevolmente seduti i professionisti. Più sale la presenza di tecnologie ad alto impatto innovativo più sale la redditività. Ma solo il 25% degli studi professionali spende più di 10mila euro l’anno per le nuove tecnologie che per molti rappresentano ancora un costo e non un investimento”.

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Aree di sviluppo per l’intelligenza artificiale

Sono quattro le aree di business che possono beneficiare di un’influenza positiva da parte dell’AI: l’area contabile, il rapporto coi clienti, l’audit e l’analitica a valore aggiunto. Ognuna di queste aree presenta criticità differenti: nella contabilità, caratterizzata da margini bassi, forte pressione sul prezzo e alto costo delle operazioni, l’innovazione può arrivare da tecnologie come la robotizzazione di processo, che vedono progressivamente costi di investimento in calo.

Nel rapporto con i clienti la maggior parte delle possibilità di innovazione arriva dall’automazione delle risposte e delle chiamate: sul mercato sono disponibili diverse app che permettono di abbattere notevolmente i costi, ma di contro è necessario un forte know how per la gestione di questi strumenti.

Un esempio pratico di come l’intelligenza artificiale sia entrata in uno studio professionale viene dall’esperienza di Andrea Torresi, ragioniere commercialista di Macerata: “Rincorriamo le scadenze come tutti e fatichiamo a gestire le nostre risorse di personale. La contabilità si è semplificata, l’avvento dalla e-fattura ha eliminato qualche tempo morto ma la contabilità assorbe molto tempo e abbiamo iniziato a ragionare con Messina su come automatizzare i processi contabili . Siamo operativi da circa un mese. Abbiamo implementato soluzioni per gradi con blocchi di 10 aziende alla volta: abbiamo utilizzato in particolare un bot AI istruendolo a fare operazioni e ciò porta a risparmiare tempo. I test che abbiamo fatto ci hanno consentito di continuare a lavorare e il processo funziona. L’obiettivo principale è ritagliarci del tempo per attività proprie del commercialista e di cui dobbiamo riappropriarci: molte persone si professano esperti e noi come categoria possiamo offrire soluzioni in maniera migliore con dati in tempo reale. In più migliorando la marginalità”.

 

Le criticità nella diffusione dell’AI negli studi professionali

Il principale ostacolo alla diffusione massiva dell’intelligenza artificiale negli studi professionale è quello delle competenze, come sottolinea Rorato: “L’Italia è fanalino di coda in Europa, ma bisogna distinguere la capacità di usare la tecnologia e di mettere a punto la visione. Agli studi si deve chiedere la capacità di elaborare la visione e valutare gli impatti sul business delle tecnologie.Introdurre tecnologie significa fare efficienza e migliorare la produttività. Poi c’è lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi e qui c’è già il salto culturale che fa percepire la tecnologia per andare oltre. Questo è il terzo livello: sviluppare servizi data driven per generare servizi a valore aggiunto e supportare il processo decisionale degli imprenditori andando a insistere sulla generazione di valore”.

Per sviluppare un progetto di innovazione tech-based, ci sono alcuni step da compiere. Innanzitutto il professionista deve chiedersi cosa vuole fare, analizzando la propria operatività per capire in quale direzione muoversi e prendere consapevolezza dei ritardi tecnologici, finanziari e di competenze. I piccoli e micro-studi possono avere maggiori difficoltà in questo senso, ma possono comunque elaborare una strategia che consenta loro di trovare un partner in grado di comprendere le loro esigenze di business.

“In un momento di change management importante è determinante confrontarsi, fare attenzione ai segnali deboli, non avere paura di elaborare nuove idee ascoltando il mercato e porre attenzione alle proprie persone che rappresentano il vero volano per la realizzazione della strategia”, conclude Rorato.

Guarda già al futuro Andrea Torresi: “Dobbiamo riappropriarci del tempo, la preoccupazione non è cosa può fare il software ma capire ciò che necessitiamo all’interno del nostro studio. L’applicazione dell’AI ad esempio per la gestione della crisi di impresa, applicando strategie contabili e capire dove sta andando il business. Altra verticalizzazione che abbiamo pensato è come migliorare il controllo di gestione facendo dialogare i dati e fornendo al clienti informazioni che fino ad oggi non siamo riusciti a dare. Il risparmio generato però va gestito in un salvadanaio e reinvestito in tecnologia”.

Studi professionali e software gestionali

Un primo passo nell’adozione di tecnologie che supportino i professionisti nella gestione del tempo e nella semplificazione delle attività quotidiane sono i software gestionali come iContenzioso. Grazie a questi sistemi è possibile demandare molta dell’operatività al software ed ottimizzare così il proprio tempo, dedicandosi ad attività ad alto valore aggiunto. Ad esempio, con iContenzioso, il software gestionale pensato per i professionisti del contenzioso tributario, è possibile generare automaticamente la Nota di Iscrizione a Ruolo (NIR), ma anche automatizzare il processo di conversione dei contenziosi nei diversi gradi di giudizio.

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