Quello tra Fisco e intelligenza artificiale è un binomio che farà sempre più parlare di sé. In Europa, è il Fisco francese ad aver recentemente dato il via al monitoraggio dei social network al fine di individuare possibili evasioni: il monitoraggio è stato istituito dalla legge finanziaria per il 2020, e quindi con il decreto pubblicato il 13 febbraio 2021 sono stati fissati i termini per l’applicazione pratica della norma.

Il nuovo decreto quindi autorizza l’amministrazione francese ad utilizzare i social network per verificare la congruenza tra le dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti e il loro reale tenore di vita, raccogliendo informazioni e analizzandole grazie ad un algoritmo ad apprendimento automatico, che analizzerà i dati nel rispetto della privacy. Vediamo i dettagli della sperimentazione francese.

Fisco e intelligenza artificiale in Francia

La fase di sperimentazione dell’intelligenza artificiale applicata al Fisco in Francia avrà un durata di almeno tre anni e sarà suddivisa in due fasi:

  • una prima fase sarà dedicata all’apprendimento e alle progettazione, e vedrà l’implementazione della tecnica del web scraping, ossia la raccolta dei dati attraverso le piattaforme online
  • la seconda fase si concentrerà sulla sfruttamento dei dati e la loro conversione in informazioni utili per il rilievo di possibili attività fraudolente o di evasione.
Al fine di non ledere la privacy degli utenti, il Fisco francese potrà raccogliere esclusivamente dati che rispettino due condizioni, stabilite dalla Commissione nazionale per l’informatica e le libertà:
  • devono essere dati liberamente accessibili sulle piattaforme online
  • i contenuti monitorati devono essere resi volontariamente pubblici dagli utenti sul sito web.

Nel caso in cui i dati, pur rispettando le condizioni di cui sopra, non siano utili per le autorità, non potranno essere conservati per oltre 30 giorni; in caso di attività fraudolenta, il limite per conservazione è fissato ad un anno.

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Fisco italiano ed intelligenza artificiale

Per quanto riguarda il Fisco italiano, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha delineato nel corso corso dell’audizione al Senato in VI Commissione Finanze e Tesoro del 4 marzo 2021, le direttrici per l’evoluzione del rapporto tra fisco e digitalizzazione. L’Agenzia intende dunque basare la propria strategia digitale sulle seguenti direttrici:

  • la digitalizzazione dei servizi all’utenza
  • la valorizzazione del patrimonio informativo
  • l’interconnessione digitale con attori esterni
  • la cybersecurity
  • la protezione dei dati
  • il digital workplace, ossia la digitalizzazione dei processi e degli strumenti di lavoro
  • l’integrazione con le iniziative dalla PA in tema di digitalizzazione complessiva.

Per quanto riguarda le attività di controllo, queste saranno sempre più mirate grazie ai data base e agli strumenti informatici. Ogni direzione provinciale infatti può effettuare autonome attività di analisi di rischio ed intercettare fenomeni evasivi o di frode sul proprio territorio, grazie all’utilizzo di applicativi informatici progettati e gestiti a livello centrale e in uso alle Direzioni regionali e provinciali dall’Agenzia. In tal modo è possibile calibrare al meglio le attività di controllo e i successivi accertamenti.

A tal proposito, l’Agenzia delle Entrate si sta focalizzando sulla realizzazione di una complessiva strategia di sviluppo di tecniche di analisi sui cosiddetti “big data”, prevedendo sia investimenti infrastrutturali, che dovrebbero garantire un accesso e una gestione dei flussi delle informazioni (come archivio dei rapporti finanziari, fatturazione elettronica e corrispettivi) ancor più tempestivo e fruibile, sia investimenti in software sempre più sofisticati.

Infine, nell’ambito del Piano triennale per l’informatica della Pubblica Amministrazione, l’Agenzia delle Entrata è impegnata sulle attività di valorizzazione del patrimonio informativo, attraverso l’adozione di soluzioni tecnologiche e metodologiche innovative. Ruffini ha ricordato, tra le principali iniziative messe in campo recentemente dall’Agenzia:

  • l’analisi “Big Data” per le strutture centrali, attraverso una piattaforma tecnologica (“data lake”) per analizzare con facilità diverse tipologie di dati, strutturati e non strutturati, storici e attuali, che offre nuove possibilità di analisi;
  • l’analisi avanzata dei dati per le strutture territoriali dell’Agenzia, nelle quali è stato avviato l’utilizzo di uno strumento di analisi avanzata dei dati di nuova generazione, destinato al personale delle strutture periferiche;
  • il Network Analysis (Sna), ossia un progetto che ha l’obiettivo a dotare l’Agenzia di soluzioni tecnologiche innovative per l’analisi del rischio.

Infine il Direttore ha ricordato il progetto dell’Agenzia, selezionato e finanziato dall’Unione europea, che ha l’obiettivo di innovare, anche attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, i processi di valutazione del rischio di non-compliance, introducendo, sperimentando ed utilizzando le tecniche innovative di network analysis, machine learning e data visualization, per realizzare un sistema di supporto ai processi di individuazione dei soggetti ad alto rischio di evasione.

Procedure fiscali e intelligenze artificiale: opportunità e doveri

Attraverso l’utilizzo della network science, dell’intelligenza artificiale e della data visualization, l’Agenzia delle Entrate punta a valorizzare l’enorme patrimonio di dati di cui dispone: per ogni singola annualità, ad esempio, l’Agenzia può disporre di 2 milioni di dichiarazioni, 750 milioni di informazioni comunicate da soggetti terzi, 400 milioni di rapporti finanziari attivi, 197 milioni di versamenti F24, circa 2 miliardi di fatture elettroniche ed oltre 150 milioni di immobili censiti.

Questi progetti devono ovviamente essere armonizzati con i principi del nostro Ordinamento giuridico, in termini di privacy ma non solo: il Consiglio di Stato, con le sentenze n. 2936/2019 e n. 8474/2019, depositate il 13 dicembre 2019, ha infatti affermato al legittimità dell’utilizzo di algoritmi nell’ambito delle attività discrezionali della Pubblica Amministrazione, e pertanto anche ai fini fiscali.

Tale utilizzo deve però avvenire in un preciso quadro di “onori e oneri” per la Pubblica Amministrazione, specie per quanto riguarda la verifica della corrispondenza dell’algoritmo alla regola giuridica sottostante, con particolare riferimento alla piena conoscibilità dello strumento e alla imputabilità al titolare del potere. L’algoritmo deve quindi essere conoscibile e tale caratteristica deve essere garantita in tutti i suoi aspetti, dagli autori al procedimento utilizzato per la sua elaborazione, fino al meccanismo di decisione.

Questo requisito è indispensabile per verificare che i criteri, i presupposti e gli esiti prodotti dall’algoritmo siano conformi alle prescrizioni e alla finalità stabilite dalla legge, ma anche affinché siano chiare le modalità in base alle quali esso è stato impostato.

Per quanto riguarda invece il principio di imputabilità, questo trova ragion d’essere nella necessità di garantire che sia sempre individuabile una persona fisica responsabile, alla quale si possano ricondurre gli effetti dell’azione amministrativa adottata dall’algoritmo.

Pertanto l’utilizzo di procedure “robotizzate” non può rappresentare motivo di elusione dei principi alla base dello svolgimento dell’attività amministrativa, anche ai fini fiscali.

Per quanto attiene alla privacy, è bene ricordare che il principio di proporzionalità prevede che gli atti delle istituzioni siano idonei a realizzare gli obiettivi legittimi perseguiti dalla normativa e quindi non superino i limiti di ciò che è idoneo e necessario per il conseguimento degli obiettivi stessi. Quindi è necessario prevedere regole chiare e precise, che disciplinino la portata e l’applicazione delle misure ed impongano dei requisiti minimi, in modo che le persone i cui dati sono trattati possano disporre di sufficienti garanzie che consentano loro di proteggere i propri dati personali da abusi e da eventuali accessi e usi illeciti di tali dati. L’intelligenza artificiale rappresenta dunque una grande opportunità di evoluzione per il Fisco, purché corra entro binari giuridici chiari e definiti.