La struttura dei costi di gestione degli studi professionali di commercialisti è piuttosto semplice rispetto ad altre tipologie di professionisti, ad esempio medici o farmacisti: la voce più rilevante infatti è quella della forza lavoro, dal momento che i collaboratori apportano il contributo maggiore ai servizi e alle prestazioni offerte dallo studio.

Tuttavia, ciò non toglie che per una gestione ottimale dei costi di gestione dello studio professionale sia opportuno prestare attenzione anche ad altre componenti di spesa: in particolare, il canone per i software e il canone di locazione, qualora l’attività sia esercitata presso un’immobile di proprietà di terzi, rappresentano la seconda voce di costi per ordine di importanza.

All’interno dell’e-book “L’evoluzione della professione di Commercialista”, pubblicato ad agosto 2022 dalla Fondazione nazionale dei Commercialisti, sono stati presentati alcuni dati relative ad indagini statistiche svolte tra il 2018 e il 2021 su un campione di studi professionali: tra queste analisi sono particolarmente rilevanti i risultati dell’indagine statistica sui software utilizzati negli studi professionali. Vediamo insieme i principali risultati.

Costi di gestione studi professionali: i software utilizzati

L’analisi condotta dalla Fondazione nazionale dei Commercialisti si sviluppa prima a livello di macroaree del territorio e poi si approfondisce a livello regionale, prendendo in considerazione quattro aspetti principali:

  • numero di addetti dello studio
  • numero di utenze del software di contabilità utilizzato
  • costo sostenuto dallo studio per l’insieme dei software utilizzati
  • tipologia di software.

Per quanto riguarda il primo punto, il numero di addetti dello studio, il 52,7% degli studi professionali presi in esame è composto da un massimo di 3 addetti, il 18,9% da 4-5 addetti, il 17,8% da 6-10 addetti e infine il 10,6% può contare su più di 10 addetti.

La maggioranza degli studi professionali ha due o più utenze per il software di contabilità, mentre il 16,9% degli studi ha un’utenza singola e il 29% ha più di 5 utenze.

In merito alla spesa sostenuta, l’analisi mostra come:

  • il 9,6% corrisponde un canone che non supera i 1.500€
  • il 21,1% sostiene una spesa da 1.500€ a 3.000€
  • il 26,3% paga una canone tra i 3.000€ e i 5.000€
  • l 17,6% ha una spesa da 5.000€ a 7.500€
  • il 12,1% sostiene un costo da 7.500€ a 10.000€
  • il 13,4% supera i 10.000€.

Ma come incide il costo del software e della locazione sul fatturato annuo di uno studio di commercialista o consulente del lavoro, anche in relazione al variare delle dimensioni dello studio? MpO, network italiano specializzato nelle operazioni di cessione e fusione di studi professionali, ha analizzato un campione di 138 di studi di commercialisti e consulenti del lavoro per rispondere a questa domanda.

Fatturato annuo e costi di gestione studi professionali

Secondo i dati presenti nel database MpO, il fatturato medio degli studi professionali ammonta a 384.530€, mentre il costo medio per il software è pari a 9.654€, ossia a 2,5% del fatturato. Il costo medio per il canone di locazione è invece pari a 21.030€, ossia al 5,5% del fatturato. Pertanto, l’incidenza complessiva dei costi per software e locazione sul fatturato è mediamente pari all’8%. Il numero medio dei componenti in organico negli studi presi in esami è pari a 5.

Queste considerazioni, di carattere generale, sono poi state integrate da un’analisi che ha preso in esame le dimensioni dello studio. Sulla base del fatturato, il campione è stato quindi suddiviso in 4 classi:

  • studi “micro”, con un fatturato fino a 100.000€
  • studi “piccoli” con fatturato compreso tra 100.000€ e 300.000€
  • studi “medi” con fatturato tra i 300.000€ e i 750.000€
  • studi “grandi” con fatturato superiore a 750.000€.

Nel campione analizzato troviamo 13 studi micro, 55 studi piccoli, 56 studi medi e 14 studi grandi.

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Negli studi di dimensioni “micro” il costo medio sostenuto per il canone del software è di 3.919€, con un’incidenza media sul fatturato pari al 5,7%, mentre il costo medio del canone di locazione è di 7.517€, con un’incidenza media del 10,2% sul fatturato. In totale quindi il costo medio per canone di locazione e software è di 11.436€, con un’incidenza del 15,9% sul fatturato annuo.

Per gli studi di piccole dimensioni, il canone medio per software e locazione ammonta rispettivamente a 7.098€ e 11.246€, con incidenza sul fatturato del 3,8% per il software e del 6,1% per la locazione. La spesa media complessiva per le due componenti è quindi pari a a 18.344€, con un’incidenza in media del 9,9%.

Gli studi di medie dimensioni spendono mediamente 11.526€ per il software e 23.432€ per la locazione, voci che incidono sul fatturato rispettivamente nella misura del 2,7% e 5,4%. L’incidenza complessiva media per le due voci in questo caso è pari all’8,1% (totale 34.958€).

Per quanto riguarda gli studi di grandi dimensioni, infine, il costo medio software ammonta a 17.528€, con un’incidenza dell’1,6%, e il costo medio locazione è pari a 62.409€, con un’incidenza del 4,6%. L’incidenza media complessiva delle due componenti è quindi pari al 6,2% per un totale di 79.937€.

A conclusione dei questa analisi appare evidente come sia possibile conseguire economie di scala in riferimento ai costi del software e della locazione: ad esempio, il canone del software incide di 3,5 volte tanto sul fatturato nei micro-studi rispetto ai grandi studi, e anche la locazione ha un’incidenza più che doppia. Sommando le due voci di costo, è possibile contare di un margine del 10% in più solo grazie alle dimensioni dello studio.

L’aggregazione rappresenta quindi, in tal senso, lo strumento ideale per aumentare i volumi dello studio e mettere in atto le economie di scala analizzate.

Credits: Panya_sealim/GettyImage