La revisione delle spese per i bonus fiscali, in previsione per la prossima legge di Bilancio, si annuncia davvero ardua: è quanto emerge dalla nota di aggiornamento al Def, nella quale si indica come obiettivo quello di recuperare maggior gettito in misura pari allo 0,1% del Pil, pari a circa 1,8 miliardi.

Si tratta sicuramente di un importo più realistico rispetto a certe previsioni degli scorsi anni, considerando anche che una parte del gettito potrebbe arrivare dalla revisioni di “sussidi dannosi per l’ambiente” e “nuove imposte ambientali”, come il tributo da 0,2 euro al chilo sugli imballaggi in plastica.

Tuttavia, il riordino dei bonus fiscali è un obiettivo in corsa dal 2011, ma che finora non è stato mai raggiunto. Al contrario, alcuni governi hanno introdotto nuovi bonus, allontanandosi ancora di più da questo traguardo. L’ultima rilevazione ufficiale, datata al 2018, ne conta 513, ma non tiene conto dei bonus fiscali introdotti dall’ultima finanziaria né di quelli previsti dalla prossima, come il ritorno dell’Ace, il Pacchetto Industria 4.0. e gli sconti sui pagamenti elettronici.

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Revisione dei bonus fiscali: gli ostacoli

Esistono almeno quattro ostacoli che rendono difficoltosa la strada per il riordino dei bonus fiscali.

Prima di tutto, una ragione “politica”: ridurre o limitare le agevolazioni fiscali non è molto popolare e nessun Governo ha voluto finora rischiare di perdere consenso nel breve periodo.

In secondo luogo, la lista della agevolazioni fiscali tende sempre ad allungarsi. Non si tratta solo di deduzioni e detrazioni, ma anche della quantità di regimi sostitutivi all’Irpef, il cui gettito ormai ammonta ad oltre 16 miliardi all’anno. inoltre, la nota al Def prevede già nuovi bonus fiscali, volti a proteggere l’ambiente e a favorire l’economia circolare. Nonostante l’Unione europea ne chiede la riduzione, infatti, le agevolazioni sono importanti strumenti di politica fiscale ed economica e, se bene strutturati, promuovono l’emersione del nero, sostengono settori da rilanciare e premiano i consumi più virtuosi.

Il terzo punto da tenere in considerazione in tema di revisione dei bonus fiscali, è che la maggior parte degli sconti riservati alle persone fisiche è ormai strutturale o addirittura intoccabile. Ad esempio, la deduzione sull’abitazione principale è fondamentale per neutralizzare il prelievo sulla casa di famiglia, mentre le detrazioni su lavoro dipendente e pensione contribuisce a disegnare la curva della progressività dell’Irpef. Anche per la detrazione sui familiari a carico, non è possibile immaginare tagli, ma al massimo una revisione abbinata all’assegno unico per la famiglia.

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Le altre detrazioni sono derivanti da spese sostenute o avviate negli anni precedenti: dalle ristrutturazioni edilizie, all’ecobonus, fino ai mutui prima casa. Anche in questo caso è impossibile immaginare dei tagli, sia per tutelare il legittimo affidamento dei contribuenti sia perché il ministro dello Sviluppo economico ne ha già annunciato un rinnovo.

Infine, tutti i dati ufficiali dimostrano che i contribuenti ad alto reddito sono troppo pochi e un taglio a loro carico non basterebbe a coprire le esigenze di gettito. I contribuenti che dichiarano un reddito oltre i 100mila euro, infatti, sono solo 1,1% del totale e ogni anno detraggono 1,1 miliardi dall’Irpef, cifra che include anche i citati bonus strutturali e intoccabili. Le detrazioni di cui beneficiano, comprese quelle sulle spese mediche, ammontano appena a 222 milioni.

Le possibili linee di intervento

Sui possibili interventi correttivi, la Nota indica solamente delle linee generali, parlando di una “razionalizzazione della miriade di agevolazioni attualmente esistenti” che renda il sistema “più coerente con l’approccio d’insieme” e “sostenga il gettito fiscale”. In particolare, questa ultima affermazione potrà fornire un’ancora di appoggio per le misure volte a favorire l’emersione del nero, ma indica anche che l’obiettivo primario della revisione sarà il risparmio del denaro pubblico.