Sono numerosi i professionisti che, al 3 aprile 2020, hanno inviato domanda per il bonus di 600 euro previsto dal Dl 18/2020, meglio noto come Cura Italia: in particolare, se rapportati al numero di iscritti alle casse di previdenza, ha richiesto di accedere all’assegno mensile un avvocato e un geometra su due in possesso dei requisiti previsti.

Nel dettaglio, ecco la domande presentate per ogni categoria, considerando il numero degli iscritti agli Ordini (pensionati attivi compresi) a fine 2019:

  • Geometri: 40mila domande su 80.300 iscritti (49,2%);
  • Avvocati: 120mila domande su 244.900 (49,0%);
  • Architetti (89.700) e ingegneri (80.300): 79.720 richieste su 170mila (46,9%)
  • Commercialisti: 24.300 domande su 69.700 (35%)
  • Consulenti del lavoro: 8.200 richieste su 25.300 (32,4%).

Queste percentuali sono comunque destinate a crescere, in quanto i numeri presi in considerazione sono relativi solo ai primi 3 dei 30 giorni a disposizione per l’invio delle domande per il bonus di 600 euro (c’è infatti tempo fino al 3 aprile). Ma il bonus arriverà a tutti coloro che ne hanno fatto domanda?

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Bonus 600 euro decreto Cura Italia: l’incertezza degli aventi diritto

Il bonus spetta a più di un professionista su due, tra coloro che sono iscritti alle Casse private: conti alla mano, però, non potrà essere davvero erogato a tutti. Sono infatti oltre 552mila gli iscritti alla previdenza privata che, sulla base dei redditi 2018 e di quanto dichiarato, potrebbero legittimamente richiedere lindennità di 600 euro. Si tratta del 57% del totale degli iscritti, anche se è opportuno sottolineare che tra questi figurano anche i pensionati attivi, che però non hanno diritto al bonus. Infine, va specificato che quelli forniti dalle Casse sono i redditi professionali, mentre per l’accesso all’indennità devono essere considerati anche gli eventuali redditi di locazione.

Attualmente e a meno di nuovi finanziamenti, quindi, i 200 milioni stanziati dal Governo saranno sufficienti solo per il 60% degli aventi diritto potenziali, ossia per 333mila richieste. Poco meno di un professionista su due, quindi, rischia di non ricevere il bonus di 600 euro, a meno di un potenziamento della misura: un rischio concreto, considerando il numero delle domande pervenute nei primi 3 giorni dall’inizio della procedura.

In prima linea tra i potenziali beneficiari ci sono gli psicologi: 9 su 10 hanno infatti dichiarato un reddito al di sotto dei 50mila euro. Seguono i geometri, gli iscritti all’ente pluricategoriale (chimici, attuari, fisici, geologi, dottori agronomi e forestali) e gli avvocati: per questi ultimi, ben 90mila tra i 240mila iscritti allaCassa forense, hanno dichiarato redditi inferiori ai 20mila euro e altri 60 mila restano comunque sotto i 50mila euro.
Seguono infine agrotecnici, commercialisti, periti agrari, ragionieri, periti industriali e veterinari.

Pagamenti al via

I primi pagamenti dovrebbero partire già questa settimana, presumibilmente dopo l’8 aprile, data in cui si farà il primo bilancio delle istanze al ministero del Lavoro. Ad erogare i soldi  infatti saranno le singole Casse, che verranno poi rimborsate dallo Stato: per questo motivo Nunzio Luciano, presidente dalla Cassa Forense, ha dichiarato “Siamo in grado di pagare in 24-48 ore, ma vorrei essere sicuro che anche in caso se il tetto è superato, ci sia garantita una copertura totale“.

L’attesa può essere utile anche per avere chiarimenti circa la corretta applicazione della norma che prevede l’indennità. “Ci sono oggettivi dubbi interpretativi“, spiega Walter Anedda, presidente della Cassa dei dottori commercialisti, “sui requisiti di accesso. Per esempio, c’è da capire cosa si intenda per attività limitata dai provvedimenti restrittivi e se nel calcolo del reddito complessivo debba commisurarsi il reddito dei cosiddetti forfettari“. Chiarimenti evidentemente fondamentali, perché potrebbero allargare o restringere la platea dei beneficiari.

Oltre al bonus di 600 euro, alcune Casse stanno ipotizzando di offrire ai propri iscritti un’ulteriore indennità, che si sommerebbe a quella statale. Ad esempio, Enpam ha avviato le domande per un bonus da 1000 euro aggiuntivo, dedicato a medici e odontoiatri liberi professionisti e in convenzione, senza limiti di reddito, mentre Enpcal sta studiando la possibilità di integrare il bonus di 600 per erogare ai consulenti del lavoro una somma aggiuntiva con le proprie risorse.