Così come già accaduto per gli avvocati, anche i commercialisti potrebbero ricevere a breve un riconoscimento ufficiale per le specializzazioni, chiudendo così un acceso dibattito relativo alla suddivisione dell’Albo in settori di specializzazione.

Dopo due tentativi falliti, l’ultimo dei quali risalente al 2017 con un emendamento inserito nella Legge di Bilancio e poi eliminato, il presidente del Consiglio Nazionale Massimo Miani ha manifestato la volontà di presentare un testo condiviso il 20 febbraio agli Stati generali. La proposta sarà frutto di un dialogo interno alla categoria, portato avanti anche in sinergia con le associazioni sindacali più critiche nei confronti del progetto.

Un dialogo, quello sulle specializzazioni, che aveva subito una brusca frenata oltre due anni fa, proprio a causa delle associazioni sindacali che si erano schierate contro la possibilità di introdurre le specializzazioni. Il cambiamento, tuttavia, non è più rimandabile, come sottolineato da Miani, che afferma come “Il cambiamento non è mai facile da affrontare, ma ormai è il mercato a chiedere con sempre maggiore forza competenze approfondite di settore”.

In effetti nascono sempre più di frequente nuovi Albi ed elenchi speciali, anche al di fuori del perimetro dell’Ordine. Un esempio è il nuovo Albo dei curatori fallimentari, aperto anche a commercialisti e consulenti del lavoro e previsto dal Codice della crisi di impresa, oppure il registro dei revisori legali. Ed è proprio per questi motivi che il Consiglio nazionale ravvisa la necessità di fare ordine, facendo tesoro dell’esperienza già maturata dagli avvocati. Nella proposta di testo, quindi, ci sarà un doppio binario di accesso al titolo di specialista, ossia attraverso le scuole di alta formazione o la comprovata esperienza.

Oltretutto, l’esperienza delle scuola di alta formazione è di fatto già avviata: ad oggi sono 14 i corsi avviati nelle macroaree dagli Ordini locali in collaborazione con le Università. Corsi che sono solo in attesa di un bollino di legge e che hanno già formato 5mila commercialisti a seguito di 200 ore di lezione suddivise in due anni. “Sono colleghi che hanno fatto un investimento sulla propria carriera – sottolinea Miani- comunque a costi calmierati visto che le scuole non hanno fine di lucro”.

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Secondo quanto previsto dalla proposta al vaglio, i settori di specializzazione dovrebbero essere una decina. Ai classici, come il controllo di gestione, revisione e così via, si aggiungeranno probabilmente nuove specializzazioni, come quelle in bilancio sociale e sostenibilità ambientale, nel digitale o nella gestione di fondi europei.

Ancora incerti, invece, i requisiti che permettono l’accesso alla specializzazione sulla base della comprovata esperienza: per gli avvocati attualmente è richiesta un’anzianità di almeno otto anni nell’Albo e almeno dieci casi specifici affrontanti in un anno.