Pioggia di critiche sulla proposta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte su un’eventuale riforma della giustizia tributaria che prevedrebbe la riduzione in due gradi di giudizio. Il proposito, annunciato durante la conferenza stampa di fine anno è stato immediatamente criticato dagli addetti ai lavori, come Daniela Gobbi, presidente dell’Associazione magistrati tributari, che ha evidenziato come “l’eliminazione di un grado non solo rappresenterebbe una riduzione delle garanzie delle parti, ma per il processo tributario, tenuto conto della rapidità con cui si concludono due gradi di merito, comporterebbe un ulteriore aggravio del contenzioso in Cassazione in contrasto con la esigenza di ridurre i tempi di controllo di legittimità“.

Il magistrato ricorda poi come sono diversi i soggetti a formulare proposte di riforma della giustizia tributaria, a partire dalla stessa Amt, che rappresenta i due terzi dei giudici tributari. L’Associazione ha aperto u tavolo sulla riforma, al quale hanno aderito dodici sigle (Cnf, Cndcec, Amt, Anc, Anti, Aipdt, Igs, Ogt, Ssdt, Ogt, Uncat, Oida) al fine di lavorare su un progetto condiviso. Il gruppo di lavoro si riunirà il 30 gennaio per discutere sulla bozza di riforma della giustizia tributaria.

Gobbi conclude sottolineando come l’appello tributario sia anche un utile strumento di deflazione del contenzioso in Cassazione: secondo i dati del Mef relativi al 2018, solo il 20% delle sentenze sono state impugnate in Cassazione. Tali considerazioni saranno formalizzate e inviate al presidente Conte in una lettera.

Della stessa opinione i commercialisti: il presente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, Massimo Miani, avverte sui pericoli di ridurre a uno i giudizi di merito. “L’obiettivo prioritario per una giustizia tributaria più celere ed efficiente – afferma Miani -non è la riduzione del processo a due gradi di giudizio, ma la ridefinizione dei requisiti professionali del giudice tributario, al fine di riservare tale funzione a giudici a tempo pieno che siano in possesso di una preparazione specifica nella materia tributaria a garanzia della imparzialità e dell’indipendenza dell’organo giudicantecora di più i carichi della Cassazione“.

Infine, anche l’Uncat, l’Unione degli avvocati tributaristi, ha espresso un parere sfavorevole alla proposta Conte, affermando che “Il disegno violerebbe la Costituzione se sopprimesse la Cassazione e negherebbe i principi del giusto processo se si riferisse all’appello“. La stessa preoccupazione è condivisa dai sindacati dei commercialisti Adc e Anc, che invitano ad un’attenta riflessione sule conseguenze di un tale intervento e si dichiarano pronti a collaborare, anche con altre associazioni di settore, nel progetto di riforma della giustizia tributaria.

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